Ai Presidenti delle Commissioni parlamentari competentiOggetto: richiesta di revisione della proposta di legge trasmessa dal Consiglio Regionale della Lombardia – PLP n. 4/2023
📌 Premessa La convivenza con un cane è un impegno che comporta responsabilità quotidiane, conoscenza delle esigenze etologiche, attenzione alla relazione, al contesto ambientale, alla gestione del tempo e delle emozioni. Per questo è auspicabile che il legislatore introduca un sistema di formazione obbligatoria e seria, finalizzato alla prevenzione dei conflitti e al miglioramento della convivenza uomo-cane. Tuttavia, la proposta di legge PLP n. 4/2023, trasmessa dal Consiglio Regionale della Lombardia, non risponde a questi obiettivi, anzi presenta gravi criticità tecniche, etiche e applicative, che rischiano di generare ulteriori problemi invece che risolverli.
❌ Perché la PLP n. 4 deve essere riscritta1. Il benessere animale è citato, ma non è centrale Nonostante i richiami al “benessere psico-fisico del cane”, il testo non ne fa un criterio guida. Non viene mai approfondito il significato reale di benessere, né vengono forniti indicatori etologici o clinici di riferimento.
Il Rapporto Brambell, riconosciuto a livello internazionale, stabilisce che un animale ha diritto a:
👉 Nessuna di queste libertà viene tutelata pienamente nella PLP n. 4.
2. Il test CAE-1 è una prova sportiva, non clinica Il CAE-1 è una prova sviluppata per il mondo sportivo, che valuta la reattività del binomio cane-conduttore in contesti simulati.
Non fornisce indicazioni sul reale equilibrio comportamentale del cane, né è in grado di distinguere tra soggetti educati, repressi o realmente stabili.
Inoltre, la commissione prevista (2 giudici ENCI + 1 veterinario) è squilibrata, priva di una figura etologica e fortemente orientata all’ottica sportiva. 👉 Non si può affidare a un esame sportivo il compito di certificare la sicurezza pubblica o il benessere di un cane.
3. Monopolio degli addestratori: esclusione delle figure competenti La preparazione al CAE-1 è oggi appannaggio quasi esclusivo degli addestratori, spesso formati in un’ottica prestazionale a volte anche coercitiva coercitiva.
Le figure più orientate al benessere psicofisico del cane – istruttori in area comportamentale, educatori con formazione moderna, etologi – seppur in parte citate non sono che formalmente coinvolte. 👉 Il risultato è un monopolio di fatto, che penalizza chi lavora con approcci generalmente più rispettosi.
👉 Un cane represso non è un cane equilibrato. Se il cane “funziona” solo sotto controllo ma non è detto che sia affidabile in tutti i contesti, è solo condizionato.
4. Evitare addestramenti che esaltino l’aggressività, anche se “sportivi”Una legge sul patentino che ha come obiettivo la sicurezza pubblica non può legittimare, tollerare o premiare percorsi di addestramento che esaltano l’aggressività del cane, anche quando camuffati da “discipline sportive”.
L’addestramento alla difesa controllata può avere un ruolo tecnico per le forze dell’ordine, dove esistono standard selettivi, supervisione istituzionale e responsabilità chiare. Tuttavia:
👉 Ciò rappresenta un serio rischio per la sicurezza e il benessere, specie se tali soggetti vengono gestiti da persone inesperte o con approcci coercitivi.
👉 Inoltre, anche nel settore della protezione civile, i cani operano in contesti pubblici: non è accettabile che vengano addestrati con metodi aggressivi o selezionati per istinti di difesa esasperati.
5. Chi decide chi è “qualificato”? Il testo fa riferimento a “personale con comprovata esperienza” e “giudici esperti”, ma non indica alcun criterio oggettivo o registro ufficiale.
Chi valuta le competenze? Su quali basi? Chi garantisce che i percorsi di formazione siano aggiornati, etici, efficaci? 👉 Senza criteri chiari, si apre la porta a logiche autoreferenziali e potenzialmente abusive.
6. Strutture senza risorse: chi può, chiuderà Il testo non prevede fondi pubblici per adeguare o sviluppare le strutture coinvolte.
Si stabilisce che:
👉 Chi non ha fondi, non potrà adeguarsi.
👉 Le strutture già esistenti ma meno “vicine al sistema” potrebbero chiudere, favorendo concentrazioni pericolose.
7. Disparità incomprensibile tra cani “di razza” e cani comuni La legge prevede che i cani iscritti ai libri genealogici (ENCI/FCI) abbiano percorsi semplificati o condizioni meno restrittive.
Ma un pedigree non certifica il buon carattere, né la sicurezza pubblica. 👉 Si tratta di una discriminazione priva di basi scientifiche, che favorisce soggetti legati a circuiti privati e penalizza chi ha cani adottati, incrociati o provenienti da canili.
8. Veterinari scelti dalla ATS, ma senza criteri trasparenti Il testo prevede che il veterinario comportamentalista debba essere “individuato dalla ATS”, senza garantire la libertà di scelta.
Esiste un registro nazionale FNOVI di medici veterinari esperti in comportamento. Il cittadino ha il diritto di rivolgersi a chi ritiene più competente, non solo a soggetti designati dall’ente locale.
9. Detenzione e nutrizione: doppio standard e assenza di equità Per le strutture sono richiesti:
Per i privati, invece, nessun requisito chiaro, fatto salvo per la recinzione. Come si misura la detenzione “idonea”?
Inoltre, è inaccettabile che il “cibo equilibrato” venga richiesto solo per i cani problematici: una nutrizione corretta è fondamentale per tutti, come confermato dal Rapporto Brambell.
10. Collare a scorrimento: serve chiarezza La FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani) ha già preso posizione contro l’uso del collare a strangolo o a scorrimento, ritenendolo potenzialmente lesivo per il cane.
Nella PLP n. 4 non viene assunta alcuna posizione ufficiale, lasciando la decisione a regolamenti locali o a operatori non qualificati. 👉 È indispensabile una linea guida nazionale, che vieti l’uso indiscriminato di strumenti coercitivi e chiarisca le condizioni in cui (eventualmente) possano essere utilizzati, con indicazioni tecniche e veterinarie.
🔹 Cosa chiediamo
✍️ Conclusione La proposta PLP n. 4 nasce forse da un’intenzione condivisibile, ma è tecnicamente fragile, eticamente discutibile e discriminatoria.
Non tutela il benessere animale, favorisce logiche autoreferenziali, e rischia di diventare un’occasione persa o, peggio, un vantaggio per pochi a scapito della collettività.Il benessere animale non è un business, ma un diritto.
La sicurezza pubblica non si costruisce con esami sportivi, ma con educazione, strutture e professionisti competenti. Firma e condividi questa petizione.
Chiediamo che la PLP n. 4 venga ritirata e completamente riscritta. L’Italia ha bisogno di una legge sul patentino seria, etica e davvero utile.
Con questa petizione, noi sottoscritti:
Tanja Fritz – Presidente
Nadia Raise – Vicepresidente, Medico Veterinario Comportamentalista
insieme a tutto il team di educatori cinofili del
Centro Cinofilo del Roero – Gretel Cinofilia ASD
chiediamo una legge sul patentino davvero etica, scientifica ed efficace, nel rispetto del benessere animale e della sicurezza di tutti.